giovedì 24 febbraio 2011

Perreras, il volto triste della Spagna

RIFLETTETE:Testimonianza da una perrera spagnola: la strage silenziosa che il mondo ignora

Pubblicato il 17/12/2010 alle ore 23:39

Lettera da una persona che lavora in perrera

Questa lettera è stata scritta da una persona che lavora in una perrera in spagna con lo scopo di sensibilizzare quanta più gente possibile. E la sensibilizzazione e l'informazione sono necessarie anche qui in Italia, affinchè un numero sempre maggiore di persone venga a contatto con la terribile realtà spagnola e possa rendersi utile nel difficile compito di migliorarla.

Lettera da una persona che lavora in perrera

Credo che la nostra società abbia bisogno di un po’ d’attenzione.
Come responsabile di una perrera vorrei condividere qualcosa con voi…uno sguardo dall’interno, se me lo permettete.
Prima di tutto, tutti coloro che lavorano come venditori/allevatori di animali dovrebbero lavorare almeno per un giorno in una perrera.
Forse se vedeste lo sguardo triste, perso, gli occhi confusi…cambiereste idea sul fatto di allevare e poi vendere questi animali a persone che nemmeno conoscete.
Il cucciolo che avete appena venduto probabilmente finirà nella mia perrera non appena smetterà di essere un “bel cagnolino/gattino”. E allora come ti sentiresti se sapessi che c’è una probabilità del 90% che questo cane/gatto non uscirà mai dalla perrera una volta che ci entra? Sia esso di razza o no.
Il 50% dei cani che entrano nel mio centro, abbandonati o randagi, sono di razza pura. Le scuse più comuni per cui vengono abbandonati sono:
- “cambiamo casa e non possiamo portarlo”. Sul serio?! E in che posto vai se non ti permettono nemmeno ti tenere animali? E perché hai scelto questo posto invece di un altro dove ti avrebbero permesso di tenerli?
- “è diventato più grande di quel che pensassimo”. E quanto pensavi sarebbe diventato grande un pastore tedesco?
- “Non ho tempo per occuparmi di lui”. Davvero? Io lavoro 10-12 ore al giorno e trovo il tempo per i miei 6 cani.
- “Ci distrugge il giardino”. E perché allora non lo tenete in casa con voi?

Mi dicono sempre: “Non diventare matto a cercargli casa. Siamo certi lo adotteranno: è un buon cane”.
La cosa triste è che il tuo cane/gatto NON verrà adottato e sai quanto è stressante una perrera? Bene, lascia che te lo dica: il tuo cane/gatto ha 72 ore dal momento in cui lo lasci lì per trovare una nuova famiglia. A volte un po’ di più se la perrera non è pienissima, ma ne consegue che dovrà impegnarsi per più tempo a rimanere sano. Se si ammala, muore.
Il tuo cane/gatto rimarrà confinato in una piccola gabbia, circondato la latrati e pianti di altri 25 animali. Dovrà arrangiarsi anche solo per mangiare e dormire. Sarà depresso e piangerà costantemente per la famiglia che lo ha abbandonato.
Se ha fortuna qualche volontario potrebbe occasionalmente portarlo a fare una passeggiata. In caso contrario non riceverà alcuna attenzione, fatta eccezione per una ciotola di pappa fatta scivolare sotto la porta della gabbia e un po’ d’acqua.
Se il tuo cane è grande, nero o di una qualsiasi razza “bull” (pit bull, mastino..) lo hai condotto a morte certa fin dal momento in cui ha oltrepassato la porta. Questi cani non vengono adottati. Non importa quanto siano dolci o educati.
Se il tuo cane/gatto non viene adottato entro le 72 ore e il rifugio è pieno, verrà soppresso.
Se il rifugio non è pieno e il tuo cane è sufficientemente buono o di una razza “alla moda” è possibile che la sua soppressione venga rimandata di qualche giorno, ma comunque non per molto tempo.
Se i cani mostrano aggressività vengono soppressi. E anche il cane più tranquillo cambierebbe atteggiamento in questo posto.

Se il tuo cane/gatto contrae la tosse dei canili (tracheobronchite infettiva canina) o qualsiasi altro tipo di infezione alle vie respiratorie verrà soppresso immediatamente, per il semplice fatto che in una perrera non abbiamo le risorse necessarie per pagare trattamenti che arrivano a 150 euro.
E adesso qualcosa a riguardo l’eutanasia, per chi non avesse mai visto come un animale perfettamente sano viene soppresso: prima di tutto viene tirato fuori dalla gabbia con una cinghia. I cani pensano sempre di andare a fare una passeggiata, escono contenti dalla gabbia, muovono la coda…fino a che non arrivano alla “stanza” e lì tutti frenano bruscamente. Devono fiutare o captare la morte o sentire le anime tristi che sono rimaste lì. È strano, ma succede a tutti, a ognuno di loro.
Il tuo cane/gatto si troverà davanti a uno o due veterinari, a seconda della sua grandezza e da quanto è nervoso. Successivamente uno specialista nella somministrazione dell’eutanasia o un veterinario inizierà il processo: troveranno una vena nella zampa anteriore e verrà iniettata una dose di “sostanza rosa”. Speriamo che il tuo cane/gatto non si spaventi nell’essere bloccato. Ho visto alcuni animali strapparsi gli aghi e morire coperti di sangue, assordati dagli ululati e dalle grida.
Non tutti “dormono” immediatamente. A volte hanno delle convulsioni, soffocano e infine rilasciano i liquidi.
Quando tutto è finito, il cadavere del tuo cane/gatto verrà ammucchiato come la legna in un grande congelatore con tutti gli altri animali e lì attenderà di essere raccolto come avviene con la spazzatura.
Che succede dopo? Verrà incenerito? Verrà portato in discarica? Verrà trasformato in cibo per cani? Non lo saprai mai, ma forse nemmeno te lo domanderai. Infondo era solo un animale. Potrai sempre comprarne un altro. No?

Spero che se avete letto fin qui gli occhi vi si siano riempiti di lacrime e che non possiate togliervi dalla mente le immagini che occupano la mia ogni giorno quando torno a casa.
Odio il mio lavoro, odio il fatto che esista e odio sapere che esisterà sempre a meno che voi, la gente, non cambiate e non vi rendiate conto che le vite che danneggiate sono molte di più di quelle che lasciate in perrera.
Ogni giorno nelle perreras muoiono tra i 9 e gli 11 milioni di animali e tu sei l’unico che può fermare tutto questo. Io faccio tutto quanto in mio potere per salvare più vite possibili, ma i rifugi (le protectoras) sono sempre pieni e ogni giorno ci sono più animali che entrano di quelli che escono.
Voglio solo puntualizzare questo: non allevare o acquistare animali mentre dei loro simili muoiono nelle perreras.
Odiami se vuoi. La verità fa male e la realtà è quel che è.
Spero solo che con questa lettera qualcuno abbia cambiato idea in fatto di allevamento, di abbandonare il proprio cane/gatto in una perrera o di comprarne uno.
Magari qualcuno arriverà al lavoro dicendomi: “ho letto la tua lettera e vorrei adottare un cane”.
Ne varrebbe la pena.

In molti commenti che leggo in eventi riguardanti cani abbandonati noto la disinformazione della gente riguardo le perreras: pensano che siano posti dove i cani vivono, dove sono felici e da dove escono con una facile adozione dopo una breve permanenza.
Signori, nelle perreras spagnole (e in quelle di qualsiasi altro paese) i cani muoiono, vengono soppressi o si ammalano e muoiono da soli, agonizzando.

Ad attenuare tutto questo ci sono le protectoras, che non cadono dal cielo (sebbene siano piene di angeli) e che cercano di fare il possibile per cercare case a questi animali. Accolgono quanti più cani e gatti è in loro potere, affinchè essi abbiano qualche possibilità, li tirano fuori dalle perreras o prendono tempo per non farli sopprimere.
E in cambio cosa ottengono? Sovvenzioni? Locali o strutture? NIENTE. (Soprav)vivono del denaro che loro stessi apportano alla protectora, di quello che i pochi soci vogliono donare e di poco altro. E non hanno nessuna agevolazione.
Quando la gente viene a sapere che lavori con un’associazione o che aiuti animali, invece di collaborare l’unica cosa che fa è portarti sempre più animali: “il mio cane ha appena partorito”… “ho trovato questi cuccioli in una scatola”… “Di fronte al mio portone c’è un cane abbandonato che gironzola”…
Siamo il migliore sollievo per la coscienza che non intende sporcarsi.
La gente lascia il cane nelle protectoras o in una pensione, senza poi riportarlo a casa, perché tutti sanno di aver a che fare con brave persone che non volteranno mai le spalle al cane che loro stessi hanno abbandonato.
Mi permetto di aggiungere che in alcune perreras spagnole l’eutanasia non è semplicemente un’iniezione che mette fine a tutto. Alcuni “veterinari” che lavorano nelle perreras trovano altri metodi di soppressione, più dolorosi e spregevoli, ma certamente più economici e redditizi. E al prezzo di un’iniezione i cani vengono cremati o gassati vivi.

Questo è il paese in cui viviamo. Del resto non possiamo aspettarci molto di più da un paese la cui festa nazionale consiste nel torturare un animale fino alla morte, mentre centinaia di sadici che hanno pagato l’entrata urlano godendosi lo spettacolo.

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